Un Mondiale senza re

Sebastian Vettel e Fernando Alonso

Non succedeva dal 1983, ai tempi di Nelson Piquet, John Watson, Alain Prost, Patrick Tambay e Keke Rosberg. Cinque vincitori diversi nelle prime cinque gare della stagione. Quest’anno sul gradino più lato del podio sono saliti, nell’ordine, Jenson Button, Fernando Alonso, Nico Rosberg, Sebastian Vettel e Pastor Maldonado. Il Mondiale non riesce a trovare il suo leader. Ne beneficia lo spettacolo in pista e l’appeal della Formula 1 sul pubblico, dopo anni di noia mortale.

Alcune scuderie hanno migliorato molto le loro prestazioni rispetto allo scorso anno. Oltre ai top team (Red Bull, Ferrari e McLaren), pure la Mercedes e la Lotus vogliono recitare un ruolo da protagonista in questo campionato, così come Williams e Sauber. Le performance sono piuttosto vicine, grazie anche al ruolo determinante delle gomme Pirelli che condizionano le strategie in gara e le classifiche finali. Il Mondiale si annuncia più avvincente che mai. Se poi a cambiare le carte in tavola ci si mette pure la pioggia, attesa nel weekend a Montecarlo, allora domenica sul gradino più alto del podio potrebbe salire il sesto pilota diverso in sei gare.

La McLaren sembra la monoposto più veloce ed equilibrata del lotto. Alcune esitazioni durante i pit stop in corsa hanno però condizionato l’inizio di stagione di Jenson Button e Lewis Hamilton. La scuderia di Woking ha sicuramente raccolto meno rispetto a quanto seminato. La Red Bull poi non è la stessa dell’anno scorso. Anzi, dopo la parentesi da extraterrestre è tornata a lottare con i comuni mortali, faticando più del dovuto in diverse occasioni e mostrandosi in affanno. I tori ancora stentano a capire il comportamento della RB8. La Ferrari si è ben difesa in questa prima parte di stagione, consapevole di avere un mezzo inferiore alla concorrenza. Fernando Alonso ci ha messo molto del suo per portare in alto i colori della Rossa. Adesso però la scuderia di Maranello sta rialzando la testa grazie alle nuove soluzioni tecniche introdotte sulla F2012. Accorgimenti che si sono rivelati azzeccati, come la configurazione degli scarichi.

La Mercedes non è riuscita a colmare definitivamente il gap delle proprie prestazioni tra qualifiche e gara. Il degrado delle gomme durante la corsa è meno evidente rispetto al 2011 ma permane. A Stoccarda stanno lavorando per azzerarlo. L’impressione è che la meta sia vicina. La Sauber ha sbalordito tutti fin dai test invernali, attirando gli occhi del paddock per alcune soluzioni aerodinamiche innovative. La vettura sembra ben bilanciata, grazie anche alle indicazioni di due piloti emergenti come Sergio Perez e Kamui Kobayashi.

La Lotus e la Williams sono le scuderie che hanno portato maggiori sviluppi a Barcellona, in occasione dell’ultimo GP spagnolo. Il team di Frank Williams è andato al di là delle proprie aspettative, riuscendo a conquistare una vittoria dopo quasi otto anni di astinenza. Non assaporava il gusto del successo dal GP del Brasile 2004 con Juan Pablo Montoya. La Lotus invece è la monoposto che a prima vista sembra avere delle linee piuttosto essenziali, senza nessun elemento che attragga particolari attenzioni. Il potenziale è tutto sotto la livrea, a partire dalla trazione. Un punto di forza che sulle stradine del Principato potrebbe risultare determinante per la vittoria finale. Non a caso i due piloti del team di Enstone, Kimi Raikkonen e Romain Grosjean, restano i favoriti per il successo di domenica.

L’imprevedibilità di questi primi cinque GP ha prodotto una situazione anomala, in cui è difficile capire chi sarà il vero dominatore in questa stagione. Il livellamento delle prestazioni, i miglioramenti delle monoposto gara dopo gara, il meteo, le strategie al muretto e anche gli errori durante i pit stop alimentano lo stato di incertezza. Magari lo spettatore avrà le idee un po’ confuse assistendo a questa alternanza di vincitori, ma di sicuro ognuno dirà la sua. Adesso ogni previsione potrebbe essere quella giusta. Nel 1983 vinse il titolo chi conquistò il successo alla prima gara, Nelson Piquet. Vedremo se quest’anno la profezia si ripeterà.

Vincenzo Bonanno

fonte: www.422race.com

Vettel ritorna al successo in Bahrain

Il campione del mondo in carica Vettel

SAKHIR – Era a digiuno da cinque gare: un’enormità per uno come lui. Sebastian Vettel torna sul gradino più alto del podio, mostrando lo smalto dei tempi migliori dopo un avvio di stagione sottotono. Il due volte campione del mondo è il quarto vincitore in quattro GP, a conferma dell’equilibrio tra le forze in campo quest’anno. Nella gara che sarà ricordata soprattutto per le polemiche relative all’opportunità di correre in un Paese in cui le forze governative reprimono duramente le proteste delle opposizioni, si rivede la Red Bull, di nuovo vincente grazie alle modifiche al retrotreno (scarichi e fondo piatto). Niente rivoluzioni, solo piccoli accorgimenti frutto della matita di Newey che hanno però permesso alla scuderia di Milton Keynes di tornare al successo.

Un colpo di reni che invece non riesce alla Ferrari, sempre alle prese con problemi di carico aerodinamico, velocità di punta e trazione. Il settimo posto di Fernando Alonso e il nono di Felipe Massa non sono un bottino all’altezza di un team che punta alla conquista del campionato. L’attesa adesso è finita: dalla Spagna in poi bisogna invertire la rotta, introducendo cambiamenti strutturali che permettano di ritrovare quella competitività che tutti si aspettano. L’assenza di un dominatore in quest’inizio di stagione è un manna dal cielo per le speranze di Maranello. Alonso infatti in classifica resta sempre nelle posizioni di vertice. L’asturiano accusa un ritardo di soli 10 punti dal leader Vettel, ma urge una svolta.

A parte l’ottima partenza, per il Cavallino l’unica consolazione in questa grigia domenica mediorientale arriva dalle McLaren, con Button ritirato e Hamilton ottavo. Il team di Woking è stato autore di una gara ben al di sotto delle aspettative. L’eccessivo degrado delle gomme e le incertezze ai box hanno compromesso la gara dei due inglesi.

La sorpresa della giornata è la Lotus Renault. Alle spalle del vincitore, infatti, da segnalare la prestazione maiuscola di Kimi Raikkonen e Romain Grosjean: due piloti fuori dal circus nelle ultime due stagioni. Il duo della scuderia di Enstone ha stupito e meritatamente conquistato il podio mettendo in fila Webber, Rosberg, Di Resta, Alonso, Hamilton, Massa e Schumacher. Il finlandese e lo svizzero con passaporto francese hanno impresso un ritmo molto alto alla gara, facendo registrare tempi constantemente più veloci della concorrenza. Sono stati gli unici a impensierire il tedeschino di Heppenheim. Se fossero partiti nelle prime file, forse avrebbero potuto pure strappargli la vittoria.

Non pervenute le Mercedes. Dopo il successo cinese, la Casa della stella a tre punte si presentava in Bahrain come la monoposto da battere. Il flop delle qualifiche, con Schumacher fuori in Q1, aveva però ridimensionato le attese per la gara, tutte sulle spalle del fresco vincitore di Shanghai. E invece Rosberg (quinto al traguardo) si è fatto notare solo per le manovre al limite nel difendere la posizione dagli attacchi di Hamilton e Alonso. Da uno come lui ci si aspetta ben altro.

Vincenzo Bonanno

 

La McLaren vola, la Ferrari arranca

I due piloti McLaren: Lewis Hamilton e Jenson Button

I due piloti McLaren: Lewis Hamilton e Jenson Button

MELBOURNE – Negli ultimi dieci anni chi ha vinto a Melbourne per sette volte ha conquistato il titolo a fine campionato. Sarà pure una statistica, ma per gli amanti della cabala (che non sono pochi) è un dato da tenere in considerazione.

Jenson Button vince in Australia, dopo aver bruciato alla partenza il compagno di squadra Lewis Hamilton, scattato dalla pole. La McLaren evidenzia quanto di buono mostrato durante i test invernali. La monoposto di Woking non è solo bella da vedere, grazie a una linea senza scalini sul muso, ma anche veloce.

A rovinare la festa a Martin Whitmarsh ci ha pensato il campione del mondo in carica, Sebastian Vettel. Il tedeschino di Heppenheim capisce che la musica è cambiata, ma riesce comunque a impensierire il duo McLaren, inserendosi fra i due piloti inglesi ed evitando la doppietta. I marziani di Milton Keynes però sono tornati sulla terra.

La Ferrari è ben lontana da dove dovrebbe e vorrebbe essere. Solo la tenacia di Fernando Alonso salva l’onore. A Maranello la strada è tutta in salita. Difficile con questa macchina tenere il passo dei primi. Servono modifiche importanti.

Rimandata la Mercedes, ma il potenziale c’è. Kimi Raikkonen festeggia il ritorno in Formula 1 al volante della Lotus entrando in zona punti, dopo essere partito dal fondo dello schieramento, in 18° posizione. Ottimi piazzamenti anche per Sergio Perez (Sauber) e Daniel Ricciardo (Toro Rosso), che conquistano il miglior risultato della loro giovane carriera.

La cronaca

In partenza Button soffia la prima posizione al poleman Hamilton. Terzo Schumacher. Rosberg trova un corridoio e passa dal settimo al quarto posto. Ottimo anche lo scatto delle due Ferrari: Alonso guadagna quattro posizioni, Massa sei. Nelle retrovie contatto Senna-Ricciardo. Non ci sono le due HRT, che non hanno superato la soglia del 107% in qualifica.

Al secondo passaggio, Vettel incalza Rosberg e lo sorpassa. Hulkenberg è subito out. Nello stesso giro Maldonado attacca Grosjean, scivolato indietro dopo la partenza dalla seconda fila. I due si toccano: ha la peggio il pilota della Lotus, costretto al ritiro per la rottura della sospensione anteriore destra.

Le due McLaren fanno il vuoto. Vettel, quarto, è in scia a Schumacher. Il campione del mondo in carica inciampa però in un errore, con un’escursione sull’erba senza conseguenze. Buon ritmo delle Ferrari, con Alonso sesto e Massa ottavo. Il brasiliano però subisce il sorpasso di Maldonado. Dopo qualche passaggio, tempi alti per la seconda guida della rossa, che accusa problemi con le gomme posteriori.

Webber è settimo. Mercedes in difficoltà: Schumacher compie un dritto e danneggia la monoposto.  costretto al ritiro.

Webber è settimo. Mercedes in difficoltà: Schumacher compie un dritto e danneggia la monoposto. È costretto al ritiro. Al 12° giro Massa ai box per il cambio gomme. Seguito, la tornata successiva, da Rosberg. Raikkonen intanto, partito dalle retrovie, risale fino all’ottava posizione. Cambia pneumatici anche Alonso, che monta le medie. Torna in pista al nono posto. Massa invece è 15°. Pit stop pure Webber: per l’australiano stessa tattica dello spagnolo della Ferrari.

Vettel, terzo con pista libera, è indiavolato e guadagna sulla coppia della McLaren, al comando della gara. Al 17° giro rientrano Button e Vettel per il cambio gomme. Entrambi montano le medie. Solo Hamilton invece resta sulle morbide. All’uscita dalla pit lane, l’inglese della McLaren si piazza dietro Raikkonen e Perez, che ancora non si sono fermati. Al 20° giro, sosta per il finlandese della Lotus, risalito fino alla seconda posizione. Il messicano della Sauber, alle spalle del leader Button, rallenta Hamilton. Vettel ne approfitta e si avvicina all’inglese della scuderia di Woking. Dietro arriva Alonso.

Dopo la prima tornata di pit stop, al comando della gara c’è Button, seguito da Hamilton, Vettel, Alonso, Rosberg, Webber, Maldonando e Raikkonen. Nono Kobayashi, decimo Massa, di nuovo in crisi con le coperture morbide. Il brasiliano rientra ai box al 29° giro. In difficoltà anche Rosberg, tallonato da Webber. Ne approfitta Maldonado, che si avvicina. I tre sono in bagarre. Button lamenta delle vibrazioni, ma continua a marcare ottimi tempi. Buon ritmo pure per Alonso. Al 31° giro dritto di Vergne. Webber attacca Rosberg, che decide di andare subito ai box.

Hamilton accusa un ritardo di dieci secondi nei confronti di Button. Seconda sosta di Alonso al 35° passaggio. Lo spagnolo, ancora con le medie, torna in pista all’ottavo posto. Button e Hamilton si fermano uno dietro l’altro nel giro successivo. Vettel passa al comando. Al 37° giro Petrov ha un problema e parcheggia la sua Caterham sul rettilineo principale: entra la safety car. E tutti ne approfittano per entrare ai box e cambiare gomme. Per il russo, che ha preso il posto di Jarno Trulli, guasto al servosterzo. Si ritira anche l’altra monoposto di Tony Fernandes, guidata da Kovalainen.

La gara riprende al 42° passaggio: restano sedici giri da compiere. Ripartenza regolare: Button, Vettel, Hamilton, Webber, Alonso, Maldonado, Perez, Rosberg, Kobayashi, Raikkonen. Massa è 13°. Il brasiliano è attaccato da Ricciardo. Di Resta è 11°, Vergne 12°. Il leader della gara, a gomme fredde ma con pista libera davanti, impone un ritmo indiavolato. Gli altri hanno difficoltà a tenere il passo. Fatica un po’ anche Alonso. Button scappa via e Hamilton tallona Vettel. Contatto tra Massa e Senna al 47° giro: i due rientrano ai box e il brasiliano è costretto al ritiro per danni alla sospensione.

Anche Maldonado incalza Alonso. Intanto le due Toro Rosso di Ricciardo e Vergne sorpassano Di Resta e salgono rispettivamente all’11° e 12° posto. A quattro giri dalla fine, Vettel si allontana da Hamilton, tallonato da Webber. Button gestisce la leadership. All’ultimo giro Maldonado, vicinissimo ad Alonso, tocca l’erba e picchia contro il muro. Fasi concitate, problemi pure per Rosberg. Intanto sventola la bandiera a scacchi. Ecco la classifica finale: Button, Vettel, Hamilton, Webber, Alonso, Kobayashi, Raikkonen, Perez, Ricciardo e Di Resta.

Vincenzo Bonanno

fonte: www.422race.com

Red Bull come Benetton, storie di “Vite Parallele”

La festa Red Bull

Newey come Byrne, Horner come Briatore, Red Bull come Benetton, Dietrich Mateschitz come Luciano Benetton. Storie parallele di genio e di passione. Parabole di una vittoria già scritta. Due marchi entrati dall’esterno nel circus della Formula 1. Uno veste migliaia di persone, l’altro spopola tra i drink. Interessi lontani anni luce dal mondo delle corse, eppure l’epilogo è identico: entrambe le aziende hanno “indossato” la corona iridata nel Mondiale costruttori e in quello piloti. Roba da matti, direbbero gli addetti ai lavori, quelli cresciuti tra cilindri e sospensioni, respirando l’odore “inebriante” della benzina, con le mani annerite e sporche di grasso, come fosse crema idratante. Alla fine però è la pista ad emettere il verdetto. E l’asfalto ha detto sì. Una scelta vincente, quindi, al di là di ogni scetticismo.

Sorriso da simpatica canaglia, alto ed elegante, l’austriaco Dietrich Mateschitz, “Didi” per gli amici e in azienda, da più di vent’anni colleziona successi. Da quando, nei primi anni Ottanta, ha scoperto a Hong Kong una bevanda energetica usata dai camionisti per stare svegli nei viaggi. Era il Krating Daeng, Toro Rosso in thailandese, Red Bull in inglese.

Il colosso multinazionale approda in F1 nel 2004, a spese di una Jaguar in profondo rosso. Nel 2005 arrivano Christian Horner e Adrian Newey, il braccio e la mente della favola Red Bull. Da qui in poi è un continuo crescendo, con risultati sempre più positivi e incoraggianti. Nel 2006 il primo podio a Monaco, con David Coulthard, poi la scalata nelle classifiche a punti, fino all’exploit di quest’anno, con la vittoria di entrambi i titoli. Nel 2009 il preludio all’attuale consacrazione: il team è l’unico a tenere testa allo strapotere della Brawn GP.

Un dominio netto, al limite della razionalità e della follia per le decisioni prese e le innovazioni portate in pista. E poi la scommessa sui giovani talenti, come Sebastian Vettel. Il tedeschino ha esordito nel team satellite della Toro Rosso, ma Horner e company hanno fiutato la stoffa del campione richiamandolo, nel 2009, sul sedile della scuderia madre.

Flavio Briatore e Michael Schumacher sul podio, ai tempi della Benetton

Un destino già scritto, potremmo dire. Una parabola iniziata sulle stesse orme della Benetton, i loro predecessori. Uomini diversi, piloti diversi, storie diverse, certo, ma il finale è lo stesso. L’azienda tessile entra nel mondo delle corse nel 1983, come sponsor del team Tyrrell. A fine 1985 poi acquista le scuderie Toleman e Spirit, fondando un suo team: la Benetton Formula. Da qui inizia una carriera di trionfi, con in bancheca 27 gran premi vinti, due Campionati del Mondo piloti con Michael Schumacher nel 1994 e 1995 e un Campionato costruttori nel 1995.

Un “giocattolo perfetto” giostrato da Flavio Briatore. Un altro che a gestire non teme confronti. Un altro cacciatore di teste. È stato lui ad ingaggiare nel 1991 a Monza il sette volte campione del mondo, allora ancora in tenera età, strappandolo alla Jordan.

Una monoposto, quella della Benetton, nata sotto le intuizioni, le geometrie e i colpi di matita di Rory Byrne. Dalla B186 alla B193, tanto per fare alcuni esempi. Vetture che portano in bacheca i primi successi del team e di Michael Schumacher. Un percorso di sviluppo e dedizione, di guizzi e astrazioni, culminato con la B194 e la B195, i due gioielli di Byrne, che consentono al team di laurearsi campione del mondo costruttori e piloti.

Red Bull come Benetton, quindi. A distanza di 15 anni la storia si ripete.

Vincenzo Bonanno

(fonte sportmediaset.it)

http://www.sportmediaset.mediaset.it/formula1/articoli/articolo47053.shtml

Schumacher alla Mercedes. Ecco i perché e i retroscena dell’accordo

Era nell’aria da settimane. Adesso l’ufficialità: Michael Schumacher torna in Formula 1. Sarà il pilota della Mercedes GP (ex Brawn GP). Contratto per tre anni. Incasserà sette milioni di euro a stagione. Il suo compagno di squadra sarà il connazionale Nico Rosberg. Una coppia tutta tedesca, quindi, al volante di una vettura di marchio tedesco. Per l’euforia della Germania intera. Il ritorno del sette volte campione del mondo attirerà sicuramente molti riflettori sulla F1, rilanciando l’interesse per questo sport, giudicato da molti ormai noioso. Obiettivo del tedesco: vincere l’ottavo titolo.

L’ormai ex ferrarista ha subito spiegato le ragioni della sua decisione: «Ross Brawn e la Mercedes, questa combinazione che non era prevedibile, mi entusiasma. In questo modo posso anche restituire qualcosa alla casa di Stoccarda (con le cui vetture sport Schumacher aveva cominciato a correre) e non potevo rifiutare», ha esordito Schumi. Ecco i retroscena della scelta, su cui ha pesato molto anche l’assenso della moglie Corinna. «Appena ha visto la luce nei miei occhi, quando le ho detto della cosa, mi ha completamente appoggiato». Sul perché del suo ritorno, «alla fine del 2006 ero semplicemente stanco e non avevo più energie. Dopodiché ho potuto di nuovo fare il pieno di energia, correndo in moto e con i kart. E, quindi, ho accettato l’offerta di Ross Brawn. Mi sento come un ragazzino di dodici anni che saltella in giro».

Sullo stato delle condizioni fisiche, ha rassicurato: «Il collo non è assolutamente più un problema».

Un rapporto, quello tra il pilota e la casa di Stoccarda, che risale a più di vent’anni fa. Nel 1990 a soli 21 anni, infatti, Schumi faceva parte del team junior della Mercedes. La scuderia tedesca gli finanziò anche un test con una monoposto di Formula 1 a Silverstone, aprendogli di fatto la strada per il suo debutto nel 1992 alla guida della Jordan. L’esordio è fissato per il 14 marzo in Bahrain, primo appuntamento del mondiale 2010.

Amarezza e sconcerto della Ferrari. Il presidente della casa di Maranello, Luca Cordero di Montezemolo, ha espresso delusione nei confronti della scelta di Schumacher, che ha accettato la proposta della Mercedes, ma sul piano personale ha assicurato che resteranno «sempre amici». «Bisogna ammettere che Michael ha un perfetto fratello gemello: questo ha deciso di pilotare una Mercedes, l’altro mi aveva detto che avrebbe finito la carriera alla Ferrari. Quando, la scorsa estate, ha dovuto rinunciare a guidare l’auto di Felipe Massa per colpa del collo non era triste, era distrutto». Un pensiero che rispecchia in pieno il sentimento dei tifosi del cavallino rampante, traditi nell’animo dal loro idolo di sempre.

Montezemolo ha spiegato inoltre di aver «spinto molto» affinché l’anno prossimo si potesse schierare una terza vettura. «Sarei stato felice di affidare una Ferrari a un team indipendente, per esempio americano. Sono sicuro che Schumi avrebbe detto di sì». Troppo tardi, ormai, però. Il divorzio si è già consumato. In pista, a partire dalla prossima stagione, il tedesco sarà un avversario della rossa, come tutti gli altri. Uno scenario che nessuno avrebbe mai immaginato.

Vincenzo Bonanno

Schumi alla Mercedes: in Germania annunciano l’accordo

Il tormentone Schumi, torna o non torna a correre, si arricchisce di una nuova puntata. In Germania sembra ormai una gara a chi dà per primo l’annuncio dell’accordo tra il campione tedesco e la Mercedes, per l’anno prossimo. Niente di ufficiale, ancora, però. Ma, come spesso accade in questi casi, i grandi annunci sono sempre preceduti da tanti rumors. La tentazione di Michael è reale, anche se molti sono pronti a scommettere che l’aspetto economico potrebbe essere un grosso ostacolo al concreto realizzarsi della trattativa. Dopo le indiscrezioni del quotidiano tedesco «Bild», che parlava di un’offerta di sette milioni di euro a fronte dei cinque che il pluricampione percepisce come consulente della Ferrari, ora è il turno del settimanale «Focus», secondo cui l’accordo è già stato raggiunto. Contratto che dovrebbe valere solo per la stagione 2010 per quel che riguarda l’attività di pilota, mentre si sta facendo di tutto per legare Schumi alla casa automobilistica di Stoccarda.
Secondo «Focus», il sette volte campione del mondo dovrebbe tornare in pista il prossimo anno dopo l’addio alle gare nel 2006. Il tedesco, che compierà 41 anni il prossimo 3 gennaio, deve però ancora ottenere il via libera dai medici.

Il ritorno di Schumacher era fallito l’estate scorsa dopo che i medici decisero di impedire al tedesco, ancora alle prese con problemi al collo legati ad una caduta in Superbike, di sostituire il ferrarista Felipe Massa, dopo l’incidente del brasiliano all’Hungaroring..
I rumors su un ritorno di Schumacher si susseguono da diverse settimane, ma il suo entourage e la Mercedes hanno sempre negato. «Sapete come vanno certe cose…», questo l’unico commento sibillino del tedesco.

Sono tanti, comunque, gli indizi che avvalorano queste indiscrezioni. Nei giorni scorsi Bernie Ecclestone è uscito allo scoperto: «Il ritorno di Michael? È un pò più di una semplice chiacchiera». Poi le parole di Nick Fry, direttore tecnico della Mercedes: «Michael? Stiamo parlando con tanti. Il fatto che abbia 40 anni? Penso che la differenza di età non conti, si è visto in altri sport».

Nei prossimi giorni ne sapremo di più.

Vincenzo Bonanno

Schumi, giallo sul contratto con la Ferrari. La Mercedes lo tenta

Tormentone Schumi: torna o non torna a correre. Dalla tentazione Mercedes alla guarigione annunciata, sono tanti gli indizi che lasciano pensare a un dietro front del tedesco. In Germania non cessano, anzi riprendono forza le voci di un possibile ritorno di Michael Schumacher alla F1, al volante della neonata Mercedes GP. A riaccendere le speranze dei tifosi tedeschi di vedere due frecce d’argento con Rosberg e Schumi sono state un paio di frasi sibilline per bocca di Willi Weber. Il manager del sette volte campione del mondo ha ammesso di non poter dire, e neppure di sapere, se il suo protetto avrebbe firmato o meno il contratto per il proseguimento della consulenza con la Ferrari, che gli era stato offerto.

E ormai non sembrano esserci più dubbi che i vertici della Mercedes avrebbero proposto a Michael di tornare a correre per il nuovo team ufficiale, sorto sulle ceneri della BrawnGP, la scuderia campione del mondo in carica. Schumi, probabilmente, ha sentito dentro di sé, di nuovo, ribollire il sangue. La voglia di riprovarci è ancora tanta. I guai al collo lo avevano costretto a rinunciare alla sostituzione di Felipe Massa al volante della F60, dopo l’incidente del brasiliano all’Hungaroring.

Anche se la prospettiva di impegnarsi nuovamente al 100% lo spaventa.

Intanto il suo fidato medico, Johannes Peil, ha anticipato che «a Natale la lesione al collo di Michael sarà completamente guarita».

Un addio alla Ferrari che non scontenti nessuno non sembrerebbe il problema maggiore. Il presidente Luca di Montezemolo aveva, infatti, promesso al tedesco: «Se un giorno vorrai andartene, non ti metteremo i bastoni tra le ruote». A dissipare le nubi di un possibile tradimento.

Vincenzo Bonanno