Migliorare la tattica: ecco la ricetta per guarire il Cavallino

Fernando Alonso

Adesso è il momento di rimboccarsi le maniche. Ammessi errori e colpe, ora tutti attendono il riscatto. Certo, a Maranello la Ferrari sta lavorando duro per preparare uno monoposto vincente in vista della prossima stagione. Ma c’è da migliorare pure la tattica.

Quel mondiale svanito all’ultima gara brucia ancora tanto nel cuore dei tifosi ma anche degli uomini in rosso. Sembrava ormai fatta, ancor di più dopo le qualifiche di Abu Dhabi.  Forse al muretto erano fin troppo sicuri di vincere, l’iride aveva ormai preso la via di Maranello. E invece, quando meno te l’aspetti, quando già inizi ad assaporare il sapore della vittoria, è arrivata la doccia fredda.

Se Alonso avesse perso il titolo in Corea o Brasile in tanti avrebbero detto: pazienza, è stata una bella lotta, intensa e avvincente, tutt’altra cosa rispetto alla noia dell’anno scorso. Ma perdere proprio all’ultimo atto sa davvero di beffa. La Ferrari è scivolata su una buccia di banana. E adesso piovono critiche e richieste di epurazione. Inutili e ingenue.

Non è l’impostazione di gara da rivedere ma la capacità di reagire con prontezza. Una cosa è la strategia infatti, un’altra la tattica. Il filo che le divide è sottile, ma la differenza sostanziale. La prima detta il comportamento da seguire in corsa, stabilito a tavolino nel pre-gara, la seconda invece riguarda le scelte e le manovre da compiere in corsa per adeguarsi alle situazioni.

L’idea di preoccuparsi solo di Webber non era così sbagliata prima del via, considerato il distacco in classifica. Quello che è mancato è stata piuttosto la reattività, la capacità d’improvvisare, di uscire da quegli schemi stabiliti a monte: il non capire che l’ingresso della safety car al primo giro aveva cambiato le carte in tavola.

Forse il nodo sta proprio qui: la Ferrari è una squadra con tante teste pensanti, forte dal punto di vista analitico ma carente su quello decisionale. Nella Formula 1 di oggi bisogna saper leggere la corsa attraverso i tantissimi episodi che si verificano ad ogni giro. Come in una campagna di guerra.

Una tattica vincente infatti va improvvisata sul campo.

A sentire queste parole forse verranno i brividi a leggende del calibro di Tazio Nuvolari, Gilles Villeneuve, Ayrton Senna. Piloti per cui contava solo la passione e la velocità in pista. Piloti che non conoscevano paure e tatticismi, ma andavano sempre e solo oltre il limite.

Tempi diversi certo, ma per una volta forse tutti vorremmo tornare un po’ indietro.

Vincenzo Bonanno

Formula 1, sedili bollenti

I due piloti McLaren Jenson Button e Lewis Hamilton

Il sorpasso di Alonso su Massa all’ingresso dei box, da una parte; la fuga in classifica di Button, con Hamilton che insegue, dall’altra. Storie di due team in cui, dopo il GP di Cina, la gestione interna può diventare difficile e delicata.
Alla McLaren sembra essere tornati al passato, ai tempi di Prost e Senna. Lewis regala spettacolo a ogni gara, ma insegue; Jenson, lento e timoroso, sta prendendo il largo in campionato. Il campione in carica usa più la tattica che il piede: a Melbourne è stato il primo a montare le gomme da asciutto, approfittando poi del guasto di Vettel; in Cina è stato fra i pochi, con Rosberg, Kubica, Petrov, a rimanere in pista con le slick sul fondo umido, creando le premesse per la sua seconda vittoria stagionale. Condotta regolare e dolcezza di guida che, finora, gli hanno dato ragione.
Lewis, pur avendo talento da vendere, si trova a rincorrere. Non ha ancora vinto una gara, è stato battuto dal compagno 3 volte su 4 in qualifica, ma in ogni gran premio regala spettacolo e sorpassi da urlo. Ricorda Senna per velocità, senso del limite e determinazione nelle manovre. Alcune, per la verità, un po’ azzardate: in Malesia è avanzato a zig-zag per resistere all’attacco di Petrov, in Cina ha duellato con Vettel, ai box, prima sorpassandolo in entrata, poi resistendogli in uscita, quasi a ruote appaiate. E nella ripartenza, dopo la seconda safety car, ha dato una spallata a Webber, costringendolo a un fuori pista. Il tutto solo con un’ammonizione, niente sanzioni. Un po’ poco. Grinta e talento che, però, non hanno ancora pagato. Forse nemmeno lui si aspettava di avere in casa un avversario così ostico.

I ferraristi Felipe Massa e Fernando Alonso

In Ferrari la situazione è simile: Massa ha una condotta più lineare, Alonso è più arrembante, costretto anche dalla necessità di rimediare agli errori in partenza, a Melbourne e Shanghai, o in qualifica, in Malesia. In Bahrain lo spagnolo, alla prima curva, ha fatto capire a Felipe, con una staccata pulita ma decisa, chi è il caposquadra; concetto ribadito in Cina, spingendo Massa quasi nella sabbia al tornantino di ingresso ai box, con una manovra al limite. Un sorpasso che ha acceso malumori e polemiche. La verità è che il pilota della Asturie, che in gara ha un passo superiore a Massa, già in Australia si è accodato al brasiliano, ubbidendo alla logica di stato del team e perdendo forse punti pesanti. Ora si è preso i gradi di prima guida e intende utilizzarli a fondo per mettere le mani sul mondiale. Anche perché, dei due, sembra il più accreditato al successo.
Problemi, quelli della rivalità interna, che non riguardano Mercedes e Renault, unici team in cui c’è una pilota, Rosberg su Schumacher in un caso, Kubica su Petrov nell’altro, in vantaggio sul compagno addirittura per 8-0 nel doppio confronto diretto qualifiche-gara. Un ritorno amaro quello di Kaiser Schumi. Per il sette volte campione del mondo sembra proprio arrivato il tramonto. Davvero imbarazzante il confronto con le nuove generazioni del circus. In Cina, poi, è stata una sofferenza interminabile: il tedesco ha subito sorpassi a non finire. Il figlio di Keke ha il quintuplo dei punti di Schumi. Proprio lui, che non lasciava nemmeno le briciole ai compagni di squadra.
Vincenzo Bonanno

La vittoria del cavallino in cinque mosse vincenti

Pilota super: Fernando Alonso, 28 anni, talento indiscusso di grande esperienza. Ha già vinto due Mondiali. In molti lo considerano il più forte pilota del circus.

Progetto anticipato: ci voleva coraggio, ma la Ferrari nel 2009, constatato il flop della monoposto, da luglio ha iniziato a pensare al 2010, bloccando lo sviluppo della macchina nella seconda parte della scorsa stagione. Il largo anticipo sul progetto ha sicuramente avvantaggiato il cavallino sulla concorrenza.

Regole certe: Ottenuta una stabilità politica, con un ruolo da protagonista nella battaglia, la Ferrari ha potuto sfruttare la maggiore chiarezza del regolamento. Senza grandi sorprese al via.

Il peso di Domenicali: nessuna rivoluzione nella squadra, ma nella scelta dei responsabili. Più marcata l’impronta di Stefano Domenicali, direttore della gestione sportiva. Il lavoro di gruppo funziona perfettamente. Ognuno è pronto ad assumersi le sue responsabilità.

Soluzioni innovative: il gruppo motore-cambio è stato inclinato di 3,5° per creare spazio e permettere la realizzazione di un diffusore più efficace. La distribuzione dei pesi salvaguardia le gomme. Recuperata la pinna che dà più carico. La doppia corona dei cerchioni, poi, aiuta a smaltire il calore e migliora l’efficienza della monoposto.

Vincenzo Bonanno

Valentino presenta la nuova M1. E la Ferrari vola a Valencia

Valentino Rossi a fianco della nuova M1

Dopo due mesi di sosta, la Formula 1 e la Moto GP riaccendono i motori.

La Yamaha svela la nuova M1. Bella, grintosa e aggressiva.

Ed è subito Valentino Rossi. Il «Dottore» ha staccato il miglior tempo nella prima giornata di test a Sepang, in Malesia, confermando la bontà dell’ultima nata della casa giapponese. Migliorati il telaio e, soprattutto, il motore, unico neo della casa nipponica. Il nuovo propulsore, che dovrà durare tre gare, scarica sull’asfalto una potenza di oltre 200 Cv. La M1 in versione 2010, con cui il «Dottore» proverà a inseguire il decimo titolo mondiale, differisce poco dall’antenata del 2009, almeno per quanto riguarda aerodinamica ed estetica. Sotto le carene, però, cambia tutto. Dai settaggi alle sospensioni, dall’elettronica agli ingranaggi.

Nuovo look per la livrea della M1. Spariscono le sfumature dal blu al bianco, lasciando un taglio grafico netto più pulito.  Dal punto di vista della meccanica è tutto nascosto, per non anticipare nulla agli avversari.

Curioso il logo presente sulle maniche della tuta di Valentino Rossi, che in malese significa «migliorare nel futuro». «La lotta sarà molto dura, con Lorenzo, Stoner e Pedrosa: Io li metto tutti e tre sullo stesso piano», dichiara il campione di Tavullia. Un solo timore. «Sei motori per tutta la stagione sono troppo pochi». Ovvero, due in meno rispetto alla passata stagione. Una variazione introdotta dal nuovo regolamento per ridurre i costi. 

Sempre più tesi i rapporti con il rivale di box Jorge Lorenzo. Oltre al muro anche i dati della telemetria saranno top secret.

Riflettori puntati anche sul futuro del pilota pesarese. Nel 2010 scade il contratto che lo lega alla casa nipponica. E sono sempre aperte le porte per l’approdo in F1, alla Ferrari, dopo i test di gennaio. «Credo che sarà molto difficile vedermi correre in Formula 1», taglia corto Rossi, per sgomberare il campo da voci sempre più insistenti.

La casa di Maranello ha iniziato col botto la nuova stagione. Sempre in testa nei primi tre giorni di test a Valencia,  sul circuito spagnolo «Ricardo Tormo».

Fernando Alonso al volante della nuova F10 sul circuito di Valencia

C’era grande attesa, ieri, per il debutto di Fernando Alonso al volante della rossa. E il campione delle Asturie non ha tradito le aspettative, facendo segnare subito il mglior crono in assoluto: 1’11″470. Tre decimi meglio del compagno di squadra Felipe Massa.

Staccati i diretti avversari, da Lewis Hamilton a Michael Schumacher, con ritardi addirittura vicini al secondo. La F10 si è dimostrata veloce e affidabile. L’ora del riscatto è scoccata.   

Vincenzo Bonanno

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