F10, la Rossa del riscatto

Ecco la nuova F10

La nuova F10 si svela. Lo scenario è da film dentro la fabbrica-giardino del cavallino rampante, ideata dall’archistar Jean Nouvel.

Il nome dell’ultima nata della casa di Maranello riprende la tradizione legata all’anno del debutto in gara. Il progetto porta la firma del duo Aldo Costa – Nikolas Tombazis.

A prima vista colpiscono le forme affusolate del muso e il profilo allungato. La pance si presentano più scavate alla base e hanno uno sbalzo nella parte superiore. Le bocche del radiatore sono più strette e più alte.

Novità evidente il colore bianco dell’ala anteriore e posteriore, per far risaltare il nome del nuovo sponsor spagnolo «Banco Santander».

Freni più potenti, migliorata l’aerodinamica della monoposto. 

Lunghezza e passo sono aumentati di 15-20 centimetri circa per sfruttare al meglio l’effetto suolo del doppio diffusore e per ospitare il serbatoio più capiente. È di circa 230 litri, il doppio rispetto alla passata stagione,  visto che saranno vietati i rifornimenti in gara. Spariscono le flange (i copricerchioni).

La nuova monoposto Ferrari pesa complessivamente 620 kg. Motore 8 cilindri a V 90° da 2398 cc, in grado di sviluppare una potenza di oltre 700 Cv a 18 mila giri. Cambio longitudinale a 7 marce, semiautomatico sequenziale elettronico. Telaio in materiale composito a nido d’ape con fibra di carbonio. Freni Brembo a disco autoventilanti in carbonio. 

Anche se è apparsa un po’ mascherata, per non dare punti di riferimento agli avversari, l’impressione della nuova F10 è positiva. Nei test di Valencia, però, cambieranno tante cose. Ed è lì che si cominceranno a delineare i valori in campo.

La casa di Maranello deve riscattare la passata stagione, deludente e disastrosa. Lo deve ai suoi tifosi, lo deve alla storia.

Dopo spumeggianti presentazioni e proclami di vittoria, finalmente la parola passa alla pista, l’unica che non tradisce mai.    

Da domani si gira a Valencia.

Vincenzo Bonanno

A Verona il meglio del motociclismo

Affluenza record al Motor Bike Expo di Verona, che ha ospitato il meglio della produzione mondiale nel campo motociclistico: dalla moto appena uscita dalla linea di montaggio all’abbigliamento di tendenza, alle parti speciali per custom, naked, sportive e racing.
Centomila visitatori in 3 giorni, sette padiglioni, 72.000 metri quadrati di expo al coperto, 35.000 metri quadrati di aree esterne, oltre 700 espositori: sono questi i numeri dell’edizione 2010.

Tutte le principali case motociclistiche hanno presentato le loro novità e i modelli di punta: Ducati, Bimota, CR&S, Harley Davidson, Husquarna, Kawasaki, Suzuki, Triumph, Yamaha. Affollate anche le aree esterne della rassegna, dove si sono susseguiti spettacoli ed esibizioni da brivido. In pista anche Graziano Rossi, papà di Valentino.

Ecco la Honda VFR1200F

Tra le anteprime 2010, la regina è stata l’attesissima VFR1200F di casa Honda, l’affascinante road-sport con motore 4 cilindri a V di 76 gradi, da 172 Cv, iniezione elettronica, ABS combinato e tanti brevetti esclusivi.

La Suzuki festeggia i 100 anni con i modelli Anniversary che celebrano anche i 25 anni della grintosa linea sportiva GSX-R.

«Un salone scaccia crisi», questo l’auspicio degli addetti ai lavori. Per gli appassionati l’appuntamento è per gennaio 2011, da venerdì 21 a domenica 23.

Vincenzo Bonanno

La Dakar ha scelto i più forti

Cala il sipario sulla competizione più massacrante, più pericolosa ed affascinante del panorama motoristico mondiale. La Dakar ha emesso i suoi verdetti. Onore ai vincitori Carlos Sainz, Cyril Despres, Vladimir Chagin e Marcos Patronelli, rispettivamente nella categoria auto, moto, camion e quad.

Il madrileno Carlos Sainz, campione del mondo rally nel 1990 e 1992, al suo quarto tentativo, è riuscito ad imporsi prendendo la testa della corsa alla quinta tappa e vincendone anche due. «Un giorno importantissimo per me. Ho vinto in Europa, in Spagna e oggi alla Dakar. Voglio innanzitutto ringraziare il mio co-pilota Lucas Cruz per il suo lavoro meraviglioso e ovviamente anche il team, e tutti coloro che hanno creduto in me. La macchina è stata perfetta. È stata una dura lotta contro il mio compagno di squadra, ho combattuto duramente», questo il commento del madrileno, emozionato. Sainz ha preceduto di 2’12” il compagno di marca qatariano Naseer Al-Attiyah e di 32’51” lo statunitense Mark Miller, per una tripletta della Volkswagen Touareg che aggiunge questo successo a quelle del 1980 e 2009. Quarto posto per la BMW X3 del francese Stephane Peterhansel a 2 ore e 17′ dallo spagnolo.

Nelle moto, il quasi 36enne francese Cyril Despres, pilota della Ktm, è al terzo successo nella leggendaria corsa, dopo quelli conquistati nel 2005 e nel 2007. Al traguardo esulta come non mai, salendo addirittura in piedi sulla sua Ktm ripetendo il numero 3 con la mano sinistra. «È stata una Dakar dura, con tantissimi cambiamenti, e sono contento di averla vinta», ha detto sul podio Despres. «Sono stanco, questo sì, l’ho sentita molto a livello fisico ma la voglia di vincere mi ha aiutato. È stata molto più forte della paura di perdere. Per dire la verità non ho mai dubitato che avrei vinto questa Dakar», ha continuato. «Tutte le vittorie sono belle, ma questa lo è in modo speciale. È la vittoria del duro lavoro, dell’esperienza di una squadra incredibile», ha concluso il francese, che, in classifica, ha preceduto il norvegese Pal Anders Ullevalseter (Ktm) e l’idolo di casa, il cileno Francisco «Chaleco» Lopez su Aprilia. Un sogno che si avvera per la casa di Noale, alla prima partecipazione alla Dakar.

Migliore degli italiani Paolo Ceci, 14esimo. Positivo il ritorno di Franco Picco: il veterano dei rally, 54 anni, ha concluso la corsa al 23esimo posto.

«Non l’avrei mai immaginato: è incredibile che due fratelli finiscano primo e secondo nella stessa competizione». Ha esordito così Marcos Patronelli, commentando il risultato finale, che lo ha visto vincitore nella categoria quad, davanti al fratello Alejandro.

Nei camion continua a regnare incontrastato Chagin.  Il russo detiene anche il record assoluto di vittorie di tappa, ben 56. Da sottolineare, pure, la vittoria di tutte le tappe di categoria da parte di camion Kamaz. Un dato che conferma l’assoluto dominio di questi ultimi anni.

Luca Manca, intanto, sta recuperando in fretta, al punto di stupire gli stessi medici cileni. Il giovane pilota di Sassari ha ripreso le normali funzioni biologiche e, soprattutto, è stato capace di riconoscere la mamma, la moglie e la piccola figlia a cui ha sorriso. Luca muove anche gli arti.

 Vincenzo Bonanno

Luca Manca è uscito dal coma

Luca Manca, 29 anni

 

Buone notizie finalmente sulle condizioni di Luca Manca, lo sfortunato pilota sardo che è stato protagonista di un brutto incidente nel corso della sesta tappa dell’edizione 2010 della Dakar, dove era in buona posizione appena approdato in Cile con la sua Ktm 690 Rally.    

 Manca è uscito dal coma e può esser considerato fuori pericolo. Finalmente tutti possiamo tirare un sospiro di sollievo, dopo giornate davvero difficili, soprattutto per la sua famiglia. Il motociclista sassarese di 29 anni restera ancora ricoverato per qualche giorno all’Ospedale di Santiago, in attesa che i medici stabiliscano come procedere con le cure e la riabilitazione. «Poco prima di mezzanotte ha aperto gli occhi, ha visto accanto a sè nostro padre, che ha riconosciuto. Anche se ancora non parla, tutti siamo fiduciosi per un suo recupero». Questa la testimonianza di Alessandro, suo fratello gemello che gioca nel campionato italiano di Basket con la Dinamo di Sardegna.   

Mentre Luca Manca è uscito dal coma, la Dakar va avanti con una decima tappa che sembra non lasciare speranze alla competizione. Prima la vittoria di Peterhansel e poi quella di Al-Attiyah avevano lasciato sperare che in qualche modo, se non nella classifica costruttori, si potesse quantomeno portare un po’ di suspance in quella piloti. La decima tappa rally della Dakar 2010 è stata vinta, però, dai tre che comandano le rispettive graduatorie auto, moto e camion.   

Sainz, che aveva ieri bucato perdendo la prima posizione in favore del compagno di squadra Al-Attiyah, ha tagliato oggi il traguardo per primo, confermando la propria supremazia e quella della Volkswagen nella classifica auto. Tutto resta invariato nella classifica generale: Sainz primo, Al-Attiyah secondo, Miller terzo; dietro alle tre Volkswagen Touareg le due Bmw X3 di Peterhansel e Chicherit.   

Nelle moto, Cyril Despres (Ktm), settimo a 4 minuti e 21 secondi, resta largamente in testa alla classifica generale con 1h20’54” di vantaggio sul norvegese Pal Ullevalseter e 1h23’34” sul cileno Francisco «Chaleco» Lopez.    

Oggi i concorrenti partiranno alla volta dell’Argentina.   

Vincenzo Bonanno

Megane RS Coupé. L’ultimo gioiello Renault

La Megane Rs Coupé si fa in due. Il telaio, infatti, è disponibile nella versione Sport o Cup. La prima si caratterizza per una taratura delle sospensioni rigida, ma è studiata per un impiego quotidiano. La seconda, invece, è più ad ispirazione racing. La rigidità complessiva del telaio aumenta del 15 per cento.

L’ultima nata della casa francese monta un motore di due litri. Ha una potenza di 250 Cv a 5.500 giri. Il massimo della coppia è raggiunto, invece, a 3.000 giri ed è di 340 Nm.

Accelerazione da 0 a 100 km/h in 6″1, grazie al dispositivo Power Start, una sorta di launch control da F1 che migliora lo spunto in partenza. Quanto ai consumi, fa 11,9 km/litro.

È in vendita a partire da 27 mila euro.

L’equipaggiamento standard comprende cerchi in lega da 18″, clima automatico bizona, cruise control, sensori di parcheggio posteriori e lo RS Setting Management, un sistema che permette di settare l’Esp su tre modalità, intervenendo anche sulla risposta dell’acceleratore.

Il telaio Cup, inoltre, monta come pacchetto differenziale autobloccante, sedili Recaro, pinze freno rosse e lo RS display, un sistema elettronico che permette di gestire la potenza istantanea, le temperature, l’accelerazione laterale e longitudinale.

Guidare la Megane RS Coupé è come essere su un binario. Il tutto coniugato ad un comportamento corretto nei cambi di direzione.

Per metterla alla prova e apprezzarne veramente le doti, però, si deve varcare l’ingresso di un autodromo. È qui che viene fuori tutta la bontà del gioiello Renault.

Vincenzo Bonanno

Ombre rosse sul futuro di Flavio

Flavio Briatore, 59 anni

Uno scenario clamoroso e suggestivo si potrebbe far strada nel futuro di Flavio Briatore. Ingaggiato dalla Ferrari come superconsulente. Un colpo di scena da restare a bocca aperta. Un’operazione, però, dai tempi lunghi, che si potrebbe realizzare nel 2011. È meglio, prima, calmare gli animi e lasciar raffreddare un clima ancora troppo incandescente per essere metabolizzato senza traumi. A Maranello Briatore potrebbe spendere la sua immagine nei rapporti con gli sponsor, alleggerendo il compito dell’attuale direttore sportivo Stefano Domenicali.

Si tratterebbe, comunque, di un intervento limitato. L’obiettivo della coppia Montezemolo-Briatore, infatti, sarebbe un altro, decisamente più ambizioso. Alla fine del 2012 scadrà il patto della Concordia. Di conseguenza, i diritti commerciali della Formula 1 andranno ridiscussi. L’intenzione potrebbe essere quella di tagliare fuori Bernie Ecclestone, piuttosto avaro con le squadre nella ripartizione del bottino. In questo scenario la figura di Briatore, già direttore commerciale della federazione dei Team, sarebbe perfetta per la sostituzione di Ecclestone che nel 2010 compirà 80 anni. Un disegno suggestivo e ingarbugliato. A mettere i bastoni fra le ruote ci sarà, come sempre, Max Mosley. Sarà fondamentale, quindi, la collaborazione del nuovo presidente della Federazione Jean Todt.

Montezemolo lo ha difeso fino all’ultimo: un sostegno che Flavio Briatore ha voluto sottolineare ringraziando in particolare il presidente Ferrari dopo la sentenza di Parigi. Entrambi sono stati anche l’anima della Federazione dei Team nella battaglia contro Mosley. Indizi che confermano la suggestiva ipotesi.

Seguiremo con trepidazione gli sviluppi della clamorosa vicenda.

Vincenzo Bonanno

 

Cade l’ultimo sigillo dell’era Mosley. Briatore può tornare

Flavio Briatore, 59 anni

La riabilitazione di Flavio Briatore è la pietra tombale sopra il regno dell’ex presidente della Fia Max Mosley e sulle sue vendette. Il tribunale di Parigi ha accettato la richiesta dell’ex capo della Renault che aveva intentato una causa civile alla Fia contro la squalifica a vita stabilita dal Consiglio Mondiale del 21 settembre scorso, per il caso dell’incidente simulato di Nelsinho Piquet al Gp di Singapore 2008.

La scorsa stagione di F1 è stata piena di veleni. Ci sono state diverse questioni bollenti, su tutte la minaccia dei team di dare vita ad un mondiale alternativo se la Fia non avesse ascoltato le loro richieste in merito ai parametri tecnici da adottare.

È difficile, quindi, non vedere un regolamento di conti nella radiazione di Briatore. L’allora presidente Mosley ha approfittato della vicenda del «crashgate» per liberarsi dell’ex capo della Renault. La difesa di Briatore partiva dal presupposto che all’origine della sentenza di condanna ci sarebbe stato un «personale desiderio di rivincita da parte di Mosley. Uno scontro personale che avrebbe condizionato l’esito del processo, alterando le procedure durante le indagini preliminari così come l’udienza di settembre, in spregio al regolamento Fia e alle stesse leggi francesi». Il Tribunale ha giudicato «irregolare» la decisione della Fia. Con lui aveva fatto ricorso anche Pat Symonds, squalificato per 5 anni: e pure l’ex direttore tecnico della Renault l’ha vinto. A titolo di risarcimento è stata disposta la somma di 15 mila euro a favore di Briatore e di cinque mila euro per Symonds. Radioso il commento dell’ex manager della Renault. «Sono molto felice. Preferivo risolvere la questione all’interno dello sport, ma questo non era possibile con Mosley, e rivolgersi a un tribunale veramente indipendente era la logica conseguenza». Non è certo, però, il suo rientro in F1. «Al momento l’unica Formula che mi interessa è la “Formula bambino” (riferendosi al figlio in arrivo a marzo, proprio in coincidenza con l’inizio del mondiale di F1). Sono molto più sereno adesso, il male che mi ha fatto la decisione Fia è stato grande, quello che mi ha fatto Mosley è stato grandissimo». Briatore, però, non cova vendetta nei confronti dell’ex presidente della Fia, ma «adesso Mosley raccoglie quello che ha seminato. La decisione del Tribunale di Parigi mi ha restituito la liberta e la dignità di parlare, cose che Mosley mi aveva tolto in maniera ignobile».

 La Fia, però, non ci sta e passa al contrattacco. «La decisione della Corte non è esecutiva finchè non saranno esaurite le possibilità della Fia di fare ricorso»: così la Federezione automobilistica Internazionale  sul caso Briatore. «Fino ad allora, la decisione del Consiglio Mondiale continua ad applicarsi», precisa la Fia reagendo alla sentenza del tribunale di Parigi, e ribadendo che le squalifiche degli ex dirigenti della Renault, Flavio Briatore e Pat Symonds, sono ancora valide.

Vincenzo Bonanno

Mercedes SLS AMG. «Un uomo, un motore»

Le porte ad «ali di gabbiano», pronte a spiccare il volo. A lanciarsi verso i 320 km/h. Abitacolo basso, da Formula 1. Coda semisferica, vetri avvolgenti. Basta questo per essere attratti dalla SLS, l’ultima nata di casa Mercedes. Monta un otto cilindri a V da 6,3 litri, messo a punto e preparato dalla costola racing dell’azienda, quella AMG che per la prima volta firma direttamente questa poderosa coupé, avendola concepita, sviluppata e allevata fin da quando era ancora un embrione nella testa dei progettisti. Il suo motto è «un uomo, un motore». Ogni tecnico si prende cura di un propulsore per volta. E i risultati si vedono: 571 CV a 6.800 giri/minuto, 650 Nm di coppia massima a 4750 giri/min, 3″8 secondi per passare da 0 a 100 km/h e una velocità massima, limitata elettronicamente, di 317 km/h.

Il cambio è a doppia frizione: sette rapporti che si snocciolano in automatico o in manuale, a scelta. È montato sul retrotreno e unito al motore anteriore con un tubo rigido, un’architettura (Transaxle) che permette una congrua distribuzione dei pesi: 47% davanti, 53% al posteriore.

A ottimizzare tutta la componentistica  ecco il telaio spaceframe in alluminio.

La pressione sul tasto d’accensione dà inizio a un rantolio profondo ed eccitante, da non credere, e il rombo cupo diventa una colonna sonora.

La SLS arriverà in primavera. Prezzo: 180 mila euro.

Un regalo per un 2010 da brivido!   

Vincenzo Bonanno